
29 Nov Bones and All: La recensione del film di Luca Guadagnino con Timothée Chalamet e Taylor Russell
Dopo il successo di “Call me by your name” e il remake di “Suspiria”, Luca Guadagnino torna dietro la macchina da presa con un film difficile da dimenticare, si perché “Bones and All” è una pellicola tutt’altro che semplice da digerire.
Presentato in concorso alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha vinto il Leone d’argento per la miglior regia a Luca Guadgnino, “Bones and All” è tratto dall’omonimo romanzo di Camille De Angelis.
Il film racconta la vita di Maren (Taylor Russel), una ragazza con difficoltà ad integrarsi nella società per via della sua natura.
La sua vita sarà stravolta quando incontrerà Lee (Timothée Chalamet), un ragazzo solitario che come lei nasconde un terribile segreto.
La prima cosa che ho pensato durante la visione di “Bones and All” è la difficoltà di girare e trasmettere al pubblico, una narrativa così violenta e allo stesso tempo poetica.
Maren e Lee prendono lo spettatore per mano attraverso un road movie nel quale le musiche di Trent Reznor e Atticus Ross, miscelati agli orizzonti infiniti, fanno da sfondo all’intimità tanto adolescenziale quanto matura dei protagonisti.

I primi piani sui giovani volti si contrappongono perfettamente alla fotografia (leggermente granulosa) che caratterizza la pellicola, un po’ come le note lievi e delicate che fanno da colonna sonora alle scene più cruente, sulle quali, il regista non ha timore di osare.
La chimica della coppia è intensa e credibile fin dai primi minuti del film: Taylor Russell, vincitrice del premio Marcello Mastroianni a Venezia 79 e candidata a numerosi festival è la vera sorpresa di “Bones and All.”
Un’altro personaggio chiave del film è Sully, interpretato dal brillante Mark Rylance, che si può definire l’orco cattivo della pellicola;
Il suo sguardo e la sua mimica terrorizzano i protagonisti e gli spettatori in sala.
Con un finale riflessivo ma che lascia l’amaro in bocca, questo film mette a fuoco una sfumatura dura e difficile dell’animo umano, che nessun regista aveva mai portato alla luce in un modo così vero.
In conclusione, Luca Guadagnino realizza un ritratto dell’orrore romantico, oltraggioso: crudele ma incredibilmente intimo.
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